Testimonianze dei membri dell’equipaggio
Venanzio Langella
(membro dell’equipaggio, cuoco – Torre del Greco – Napoli)
Membro dell’equipaggio: Venanzio Langella
Mansione: cuoco a bordo della Michelangelo
Nave: Michelangelo
Evento: L’incidente avvenuto il 12 Aprile 1966
Rotta: Genova – New York
Comunichiamo con tristezza che il Sig. Venanzio Langella è deceduto il 25 ottobre 2008. È stata la nostra prima testimonianza raccolta da parte di qualcuno che fosse stato a bordo durante l’incidente della Michelangelo del 12 Aprile 1966.
“Era il 12 Aprile del 1966, qualche giorno prima il comandante Giuseppe Soletti era venuto presso tutto l’equipaggio per anticiparci gli auguri di Pasqua e ricordo che la sera prima dell’incidente il mare non era burrascoso, ma il giorno fatidico dell’incidente alla sveglia mattutina delle ore 5.00, in quanto svolgevo l’attività di cuoco per la mensa degli ufficiali, il mare era tempestoso. Affacciatomi dall’oblò della cucina ufficiali che era ubicata verso il centro della prua della nave, vedevo delle onde gigantesche le quali diventavano sempre più grandi e che ho fotografato nella mia mente immagini di onde alte come il Vesuvio che si abbattevano contro la nave, dico questo perché abito proprio alle falde del Vesuvio e nella mia mente è rimasto associato questo: cioè tante montagne di mare una dietro l’altra che si avventavano furiosamente sulla nave allora io dico tanti Vesuvi che andavano addosso alla nave.
Nella mia vita di marittimo (dal 1927 al 1973) non mi era mai capitato di vedere onde del genere. Mi ricordo che quella mattina lo chef di cucina, viste le condizioni agitate del mare, per evitare che alcuni cibi potessero fare male agli ufficiali ci suggerì di preparare dello stoccafisso alla genovese e frittata di carciofi.
Di tanto in tanto andavo a dare un’occhiata in coperta per verificare com’era la situazione del mare, ma mi accorgevo che la tempesta peggiorava sempre di più ed erano le ore 9.00 circa, fatto questo mi recai in cucina per la preparazione dei cibi.
La mia impressione era quella di uno stato di normalità e senza preoccupazione, nonostante il maltempo, da parte dei colleghi dell’equipaggio, perché per noi era quasi normale vivere, a volte, nella tempesta.
Verso le ore 9.40 circa mi trovavo nella cucina e mi sono accorto che all’esterno le cose peggioravano in quanto la prua della nave subiva delle forti inclinazioni e stentava a risalire per il quantitativo d’acqua che imbarcava a bordo nell’affrontare le onde.
Sia io che il mio collaboratore di cucina cercavamo di mantenerci in equilibrio per non sbattere a terra, fortunatamente tutto il pentolame era stato fissato sulle cucine in precedenza per non incorrere in danni. Mi accingevo a salire in coperta di nuovo per verificare cosa stesse accadendo perché nonostante sia un lupo di mare con 36 anni di navigazione ebbi un po’ di paura ed ero preoccupato, sapevo anche che stavamo andando a fare un salvataggio di una nave inglese che era in difficoltà e che aveva perso 5 uomini di equipaggio per la forte mareggiata in corso; arrivato su, e precisamente sul ponte lance a lato del ponte di comando, ho visto un’onda gigantesca che è arrivata a bordo con una tale forza e andandosi a schiantare sotto il ponte di comando, in quel momento la prua della nave non riusciva ad emergere per circa 3, 4 secondi oggi detti così, ma nell’evento sembravano interminabili. In quegli istanti mi sono detto: “Qui moriamo tutti”, perché se fosse arrivata un’ulteriore onda a ridosso di quella precedente, di sicuro non avremmo avuto scampo e la nave si sarebbe inabissata con la prua.
Questo è stato il mio pensiero sul momento, ma fortunatamente ciò non si è verificato.
Ripresomi dallo shock e dalla paura ho notato i danni che erano stati causati dall’onda ed ho visto una profonda rientranza della parte anteriore bassa del ponte di comando. C’era a bordo dopo l’ondata un silenzio irreale, evidentemente erano tutti sotto shock.
Seppi dopo che 2 passeggeri erano morti in seguito all’incidente e membri dell’equipaggio che si erano feriti. Mi ricordo, altresì, che alcuni aerei andavano e venivano presso la Michelangelo per riscontrare, forse, i danni e se avessimo bisogno di aiuto.
Mi riferirono che la nave che dovevamo soccorrere affondò con la perdita di vite umane.
Eravamo a pochi giorni di navigazione dalla città di New York, appena raggiunta la stessa ripararono alla meglio la parte danneggiata della nave per affrontare il viaggio di ritorno in Italia, dove avvennero le riparazioni concretamente.
Questa è la mia dichiarazione di quel viaggio indimenticabile e sbarcai il 4/12/1966 dalla Michelangelo”.
Firmato:
Venanzio Langella
Torre del Greco (NA) 04/08/2004
(Ringraziamo il Sig. Saverio Pomposo, amico del Sig. Langella, per avere personalmente raccolto la sua testimonianza)