Oggi le 45.000 tonnellate di stazza della Michelangelo e della Raffaello potrebbero sembrare ben poca cosa se confrontate con le moderne navi da crociera, come per esempio la Grand Princess di ben 130.000 tonnellate di stazza. Oppure in confronto anche di navi di lunghezza inferiore alla Michelangelo o Raffaello, ma che vantano una stazza maggiore.
In realtà queste grandi stazze (in poche parole, il volume interno della navi) sono ottenute con alcuni semplici “trucchi” a livello di progettazione… Per ottenere il massimo volume abitabile possibile, i progettisti sono spinti a disegnare navi molto alte e a sfruttarne al massimo l’altezza “dilatando” tutti i ponti alla massima larghezza dello scafo, fino ai ponti più alti. In questo modo si crea il cosiddetto “effetto scatola”.
Questa è la spiegazione di come sia possibile ottenere facilmente grandi stazze nelle navi da crociera di oggi. Per esempio la nave da crociera Costa Victoria (anch’essa costruita dai cantieri di Monfalcone) vanta ben 74.000 tonnellate di stazza, pur essendo 14 metri più corta e solo 1,5 metri più larga della Michelangelo.
Ma questo modo di costruire, oltre a dare alle navi un aspetto discutibile, ha anche ripercussioni negative sulla loro sicurezza e stabilità. Infatti nonostante la maggiore altezza della parte emersa della nave, la parte immersa rimane limitata intorno ai 10 – 11 metri, per consentire alle navi di entrare nella maggior parte dei porti. La nave “Voyager of The Sea” lunga 298 metri e di ben 124.000 tonnellate di stazza ha un pescaggio di soli 8,90 metri.
In questo modo però il baricentro della nave viene a trovarsi in posizione più alta di quanto avveniva in precedenza.
A detta degli esperti navali stessi, queste caratteristiche rendono le navi meno stabili in presenza di forti tempeste o venti e, in caso di affondamento, la nave tenderebbe a ribaltarsi più facilmente, a causa della maggiore tendenza a ruotare di un baricentro alto.
Questo eccessivo sviluppo verticale fu fra le cause che nel 1994 favorirono il ribaltamento del traghetto Estonia nel Mar Baltico, dove morirono 1000 persone.
Indipendentemente da questi effetti collaterali, come nostra opinione personale, le navi costruite secondo questi schemi risultano decisamente brutte. Ci viene difficile anche definirle “navi”, in quanto in fondo non si tratta altro che di villaggi turistici rettangolari galleggianti, con una corta prua aggiunta sul loro lato più stretto.
Gran parte del loro volume interno viene poi “sprecato” in enormi spazi vuoti, spesso dominati da ascensori panoramici, come se la nave fosse stata costruita per essere solo un centro commerciale. I loro interni poi sono concepiti sul modello di Luna Park / Casinò americani, non hanno più niente a che vedere con il gusto e la raffinatezza presenti a bordo dei transatlantici di pochi decenni fa.
I loro saloni potranno apparire sfarzosi quanto si vuole, ma sono in realtà realizzati con materiali economici, così come sono di basso costo anche i membri dell’equipaggio. Ma soprattutto l’atmosfera frenetica e “chiassosa” di questi viaggi ha ben poco in comune con l’atmosfera rilassante e di totale fusione con il mare, che si creava durante quei giorni di traversata atlantica, a bordo dei grandi transatlantici di pochi decenni fa.
Grand Princess: un chiaro esempio della tendenza delle moderne costruzioni navali, più simili ad alveari galleggianti.
Ecco un confronto indicativo fra la Michelangelo e la nave da crociera Costa Fortuna, che mostra come sia possibile sfoggiare stazze enormi sulle navi da crociera di oggi.
La Michelangelo era lunga 275,8 metri, larga 31 e misurava 45.933 tonnellate di stazza.
La Costa Fortuna è 3 metri più corta della Michelangelo, è solo 3 metri più larga, ma contiene un volume di 105.000 tonnellate di stazza, più del doppio della Michelangelo.
A causa di questo sfruttamento delle pure dimensioni fisiche, le navi di oggi danno l’impressione più di “scatole voluminose” che di realmente grandi navi.