Testimonianze dei membri dell’equipaggio
Ignazio Blasi
(Personale di camera e mensa – Civitavecchia)
Membro dell’equipaggio: Ignazio Blasi
Mansione: Personale di camera e mensa
Nave: Raffaello
Evento: 19 Maggio 1970, collisione ad Algeciras
“Io facevo servizio di mensa agli orchestrali. Gli orchestrali erano l’orchestra del maestro De Michelis e siccome suonando tutta la notte, non facendo di conseguenza colazione poi la mattina, dormivano appunto fino a tardi. Così mi davano modo la mattina ad alzarmi un pochino più tardi degli altri e quando mi offrivano di lavorare al buffet nelle notte dopo la partenza da Napoli per Algesiras accettavo, guadagnando qualche ora di straordinario. Io ero uno dei tanti che dormiva all’estrema prua della Raffaello e per abitudine tutte le sere prima di andare a dormire mi soffermavo sempre su quella stupenda prua, avvolte mi appoggiavo alla murata avvolte sedevo su una bitta a secondo il vento caldo o freddo che poteva esserci durante la mia permanenza, quindi, fumavo una sigaretta scrutando mare e cielo col pensiero rivolto a casa prima di andare a dormire. Mi inebriavo sentendo il fruscio del rumore del mare che spaccato dalla imponente prua, creava bolle d’aria a darmi l’impressione dell’argento allo stato liquido per poi perdersi verso poppa nel buio della notte.
Quella notte era una serata stupenda però buia senza luna io ero lì a fumare la mia sigaretta e si vedevano già le luci della costa. La nave cominciò a rallentare come di consueto, andando sempre più piano che arrivò quasi all’abbrivio quindi al minimo indispensabile per muoversi. Finita la sigaretta mi avviai verso la mia cabina che dividevo con Scala Salvatore e con Mirra Roberto ma quella sera Roberto ancora non era venuto a dormire non ricordo dov’era forse ancora in prima classe a lavorare.
Salvatore dormiva profondamente ed io per non accendere la luce a potergli dare fastidio, lasciai come tutte le volte la porta al gancetto. Mi levai la giacca molto lentamente per fare meno fruscio possibile poi incominciai a levarmi i pantaloni e li sentì delle piccole spinte in avanti che mi costrinsero ad appoggiare le mani allo stipetto e poi continui infiniti piccoli sussulti alti e bassi come appunto ci fosse qualcosa che impedisse alla nave di andare avanti. Non mi resi subito conto di quello che stava succedendo ero un pochino stanco e svegliai Scala Salvatore dicendogli: “Mah non hai sentito niente?” “Si” rispose tra sonno e veglia “ma dove siamo!” ed io risposi: “Ad Algesiras” e poi ridendo, “Salvatore, ma ad Algesiras ci sono scogli?”. A quella domanda si svegliò del tutto si rese conto al contrario di me del pericolo che si presentava. Io ero tranquillo, ero sceso da pochi minuti dalla prua e non avevo visto niente, nessuna luce davanti a noi, ecco dov’era la mia tranquillità perché non avevo notato nessuna anomalia. Mi gridò saltando dal letto e afferrando i propri panni: “Rivestiamoci subito dobbiamo uscire immediatamente in coperta leva il gancio della porta perché se si piega rischiamo di restare chiusi dentro”. In pochissimi secondi ci siamo trovati sulla prua. Appena varcato il portellone vedemmo scintille, erano pezzetti di ferro incandescenti schizzare ovunque. Provando ad affacciarci dalla murata, si notava una sagoma di nave poco nitida, a quel punto ho avuto la sensazione che la Raffaello la stesse divorando. Quindi non avevamo modo di avvicinarci perché coscienti del pericolo che si presentava tra noi e l’altra nave.
Trovammo marina e pompieri sulla prua ed ancora oggi mi domando come hanno fatto ad arrivare prima di me e Salvatore. Salvatore non si distraeva un secondo era molto attento perché voleva sapere del pericolo che stavamo correndo. In un momento volle affacciarsi e si rese conto che era una petroliera mi disse: “Ignazio andiamo subito a poppa, è una petroliera corri potrebbe saltare da un momento all’altro”, e ci allontanammo in fretta.
Poi appena tutto si calmò tornammo sulla prua rendendoci conto che niente poteva succedere di irreparabile in quanto sua maestà la Raffaello si era semplicemente appoggiata causando danni relativi alla alta fiancata della nave norvegese, mentre la nostra prua si arrotolò, come due fogli di giornale nonostante il suo spessore, avvolgendo bidoni di pittura e macchine lucidatrici che servivano per la pulizia dei ponti esterni, quindi distruggendo la cosiddetta cala del pennese un ripostiglio dove si teneva quasi tutta l’attrezzatura per il lavoro giornaliero.
Ad Algesiras non c’era un molo dove attraccare per poter riparare il danno, era così piccolo che la chiglia della Raffaello avrebbe toccato il fondale, difatti i passeggeri sbarcanti ad Algesiras scendevano da bordo ed accompagnati a terra con una scialuppa apposita. Attraccammo quindi a Gibilterra dove arrivò il giorno dopo la squadra di operai per ricostruire il pezzo di prua squarciata. La Società Italia di navigazione, valutando il danno e considerando che sarebbero passati alcuni giorni, tramite il capo commissario chiese ai passeggeri se volessero restare a bordo o andare via, così fu. Tanti rientrarono con l’aereo a New York, altri rimasero a bordo tutto a spese della Società stessa.
Restammo fermi quindi a Gibilterra, lavoravamo come se niente fosse accaduto e la sera si usciva a fare delle passeggiate o ad andare a giocare qualche dollaro al casinò. Io non sapevo nemmeno che cosa ci potesse essere dentro un casinò, avevo quasi 23 anni ma il paese in Calabria dove sono nato era ed è un paese piccolo, tranquillo, dove un tempo era pieno di marittimi perché il mare è sempre stato considerato un lavoro molto duro ma era ed è ancora un lavoro di tutto rispetto.Quel paesino che mi ha dato i natali si chiama Parghelia (VV) alle porte della bellissima Tropea.
Dopo alcuni giorni ripararono la prua e partimmo alla volta di New York dove arrivati io e Mirra Roberto scendemmo a terra e subito un gruppo di giornalisti a caccia di notizie avrebbero voluto sapere di come e perché era successo lo scontro, ma non ero certo io ne Roberto a dover o saper dire come e perché era successo. Questo è quello che ricordo quasi nitidamente. Io sono Blasi Ignazio e facevo parte del personale di camera e mensa (piccolo di camera) occupando l’ultimo posto di una scala gerarchica infinita dove però nel mio piccolo ero rispettato e benvoluto. Quei pochi anni mi hanno temperato ma mai impaurito, sono state avventure continue perché poi feci due viaggi sulla motonave M/N Antonio Pacinotti e poi ancora un ultimo avvicendamento sulla Turbonave (T/N) Raffaello.
Oggi vivo a Civitavecchia ormai da tanti anni e lavoro a Roma come Operatore specializzato alla circolazione nella grande famiglia che sono le Ferrovie dello Stato. Mi sarebbe piaciuto incontrare quei compagni che mi sono rimasti nel cuore, per ricordare grandi momenti indelebili in una piccola parte di vita difficilmente da dimenticare. Grazie Scala, grazie Mirra, grazie Argiolas, grazie Casagrande, grazie Grillo, grazie Marmorato, grazie Tarsia, grazie Pisani. Non posso elencarli tutti ma tutti sono sicuramente un gran ricordo con immenso rispetto”.